
SPECIALE: CAMMINO DI SANTIAGO 2025
Segui tutte le tappe del Cammino!
Il Cammino di Santiago: un sentiero che cammina dentro di te
Il Cammino di Santiago non è solo un itinerario tra sentieri, borghi antichi e cattedrali. È un portale. Un varco sottile tra realtà esteriori e mondi interiori. Lo percorri con i piedi, ma lo attraversi con la tua intenzione.
Come nel Transurfing, dove ogni passo che compi è una scelta tra infiniti flussi di realtà, il Cammino ti invita a scendere dal nastro trasportatore dell’automatismo. Ti richiama a vivere consapevolmente, in uno spazio dove il tempo rallenta e il rumore del mondo si dissolve in una presenza silenziosa.
Non è la distanza che conta, né la meta finale a Santiago de Compostela. È il movimento dello spirito che si allinea, giorno dopo giorno, con un pendolo interiore diverso: più autentico, più leggero, più tuo.
Ogni mattina, nel fresco di una nuova tappa, scegli: restare nello scenario abituale oppure passare all’altro lato — là dove il controllo cede il passo alla fiducia, e la fatica si trasforma in energia.
Il Cammino è un Transurfing naturale. Cammini… e la realtà cammina con te. Non la insegui. Non la forzi. Ti affidi. E proprio allora accade: la magia si rivela.
Preparati a intraprendere un viaggio straordinario lungo il cuore pulsante del Cammino di Santiago.
Questo docufilm emozionale, arricchito da riprese mozzafiato e contenuti ispirazionali, ti condurrà lungo le tappe più significative del percorso da Burgos a Sarria.
Ogni fotogramma è un invito a rallentare, osservare e lasciarsi trasformare dal potere del cammino. Un’esperienza visiva e interiore che accende l’anima e risveglia la voglia di partire.
Buona visione e... buon cammino.
22 Giugno 2025: Da Tricastela a Sarria
Lasciare Triacastela è come scivolare via da un pensiero che si era appena fatto casa. Le case in pietra si dissolvono con discrezione, e il cammino si biforca come una domanda gentile: per dove vuoi andare?
La via verso Samos ha il passo dell’acqua. Il sentiero segue il fiume, lo ascolta, lo imita. Tra boschi fitti e radure improvvise, si cammina dentro un tempo più lento, quasi verticale. L’umidità accarezza la pelle, la luce filtra a brandelli. Si ha la sensazione di essere osservati da qualcosa di molto antico, ma benevolo.
Poi, all’improvviso, l’Abbazia. Samos non appare: si rivela. Enorme e silenziosa, come un pensiero che non hai ancora trovato le parole per dire. Le sue mura portano secoli di preghiere e incertezze, eppure ti accolgono senza giudizio. Ci si ferma. Per ascoltare. Per respirare. Per lasciarsi attraversare.
Il cammino riprende con un passo nuovo, quasi purificato. La valle si apre poco a poco, come un libro che ricomincia a raccontare. Passi piccoli borghi — Teiguín, Aguiada, Pintín — dove ogni pietra sembra abitata da una quiete contadina, senza tempo.
La salita si fa morbida, quasi senza peso. Gli alberi tornano a diradarsi, i campi si distendono. Si sente l’arrivo prima di vederlo: un cambio d’aria, un’energia diversa. Poi ecco Sarria, che appare senza cerimonie, con la semplicità di chi non deve dimostrare nulla.
Sarria è soglia. È il punto da cui tanti partono, e pochi sanno perché. Ma tu ci arrivi da lontano. E in quella differenza silenziosa, c’è qualcosa che somiglia a un privilegio.
21 Giugno 2025: Da Cebreiro a Tricastela
Entrare in O Cebreiro è come varcare una soglia sospesa. L’aria è più sottile, quasi sacra. Le pietre umide parlano in silenzio, e le case tonde sembrano abbracciare il tempo. Qui il cammino non avanza: ascolta.
La nebbia si stacca piano dai tetti all’alba, come un pensiero che non vuole andarsene. Ogni cosa ha il passo lento della montagna, e anche tu, senza accorgertene, cominci a camminare più piano. Più profondo.
Si sale ancora, ma senza fretta. Il vento accompagna, scompone i pensieri e li lascia sparsi tra i pascoli. I cavalli bradi appaiono e scompaiono tra le pieghe delle colline, come sogni a occhi aperti.
Liñas, Hospital da Condesa, Padornelo… nomi che sembrano appartenere a un altro tempo. Ogni villaggio è un sussurro, un nodo piccolo nel filo del giorno. Qui non si attraversa: si sfiora.
Al alto do Poio il mondo si spalanca. La vista si apre come una pagina bianca, e il cielo sembra scendere di un palmo. C’è qualcosa di definitivo lassù, come una decisione presa da tempo.
Poi la discesa. La terra cambia, si fa più tenera sotto i piedi. Fonfría, Filloval, Ramil… luoghi che scivolano via come pensieri pacificati. Gli alberi tornano a stringersi, il verde si addensa. L’umidità racconta storie antiche.
Triacastela arriva senza rumore. È una fine che non chiude, un abbraccio basso e largo. Qui il cammino si riposa, ma non si ferma. Sa che ogni arrivo, in fondo, è solo un altro modo di partire.
20 Giugno 2025: Da Nova Ruta a O Cebreiro
Lasciare Nova Ruta è come scegliere un nuovo fotogramma della realtà. Non c’è nostalgia, solo direzione. La strada sale, ma non oppone resistenza: accompagna. Ogni curva svela un paesaggio che cambia senza forzare, come se l’ambiente stesso stesse collaborando con te.
Il sole è alto, netto, asciuga ogni pensiero di dubbio. L’aria è piena, vibra. Intorno, il verde dei castagni e dei faggi pulsa come se respirasse insieme a te. Non c’è fretta: solo attenzione. La salita non è una sfida, è un dialogo. Il corpo sente la fatica, ma non la rifiuta. La accoglie come parte del gioco.
Valcarce e Ruitelán passano come stanze in un sogno lucido: ogni passo è una scelta consapevole. Nulla ti trascina: sei tu che ti muovi. Non c’è nebbia a confondere la vista, solo luce chiara che definisce i contorni di ogni cosa. Le case sembrano stabili come pensieri ben scelti.
La pendenza si fa seria, ma non drammatica. È solo un’informazione: il tuo stato interno decide come leggerla. Las Herrerías, La Faba... piccoli portali tra mondi. Tutto è lì per essere attraversato, non superato. Cammini come chi sa che la realtà esterna risponde al proprio stato.
Poi O Cebreiro. Non ti sorprende: ti corrisponde. Le pietre antiche, l’aria più leggera, la vista che si apre all’improvviso. È tutto coerente con la frequenza che hai scelto. Nessuna meraviglia, nessun miracolo: solo tu, nel posto giusto, perché l’hai deciso tu...
19 Giugno 2025: Da Ponferrada a Trabadelo
Lasciare Ponferrada è come aprire una finestra dopo aver abitato un sogno. La città si dissolve alle spalle con l’eleganza di chi sa restare senza trattenere. Le strade larghe si richiudono in sentieri, e l’asfalto si arrende alla polvere. Davanti, la valle si allunga come un respiro profondo.
I primi passi sono raccolti, attenti. Il paesaggio cambia piano, ma senza esitazione. Si cammina tra vigne ordinate, tra filari che sembrano scrivere frasi segrete sulla terra. Il sole filtra tra le foglie, e l’aria profuma di grappoli acerbi e promesse verdi.
Cacabelos arriva come una pausa gentile. Il ponte sul fiume sembra cucire insieme ciò che è stato e ciò che verrà. Le panchine all’ombra parlano di riposo, di attese condivise. Ma il cammino chiama ancora. E si riparte, un passo alla volta, come si riprende un pensiero interrotto.
Villafranca del Bierzo non si annuncia: si lascia trovare. Tra le sue pietre dorate e i vicoli freschi di ombra, si ha la sensazione che ogni cosa sia al suo posto, anche tu. Come se questo angolo di mondo avesse sempre saputo che saresti passato di lì.
Trabadelo appare senza clamore. Non si presenta: si offre. Con i suoi tetti bassi, il fiume che scorre a lato, l’erba alta che ondeggia nel vento come un respiro lento. È un luogo che accoglie senza invadere, come una stanza già pronta per il tuo arrivo.
18 Giugno 2025: Da Riego de Ambros a Ponferrada
Lasciare Riego de Ambros è come uscire da un sogno dove ogni rumore era attutito. Il paese resta alle spalle come una lanterna spenta all’alba: non fa luce, ma ha ancora il calore della notte. La discesa comincia subito, decisa, come una domanda che non aspetta risposta.
I passi diventano più attenti, quasi esitanti. Le pietre sotto le suole parlano una lingua antica, fatta di inciampi e appigli. Il corpo segue, ma è la mente a dover scendere per prima. Ogni curva svela un nuovo frammento di valle, e l’aria si fa più densa, quasi carica di qualcosa che non si vede ma si sente.
La montagna si ritira lentamente, ma non ti lascia andare senza imprimere il suo segno. Il verde si allarga, si fa più vivo, quasi impaziente. Villafranca sembra solo un'eco lontana, ma Ponferrada comincia a farsi presente nell’odore della terra bagnata, nei tetti che appaiono tra gli alberi come promesse mantenute.
Si entra in Molinaseca come si varca una soglia familiare, senza parole. Il ponte accoglie i passi con la calma di chi ha visto passare mille cammini e mille ritorni. C’è acqua, c’è pietra, c’è silenzio. Tutto ciò che serve per ascoltarsi.
L’ultimo tratto è più lieve. Come se la strada, stanca anche lei, volesse accompagnarti con gentilezza. Ponferrada non esplode: si rivela. Con la sua rocca che guarda, con le strade larghe che sembrano dire: "Ora puoi respirare."
Non è un arrivo. È un atterraggio. Dopo tanta salita e discesa, dopo pietre e vento, trovare una città è come ritrovare se stessi in uno specchio: un po’ cambiati, un po’ più veri.
E forse, un po’ più pronti a continuare.
17 Giugno 2025: Da Murias de Rechivaldo a Riego de Ambros
Lasciare Murias de Rechivaldo è come chiudere piano una parentesi silenziosa. Il paese si allontana come un pensiero che non fa più rumore. I primi passi sono cauti, quasi trattenuti, come se il corpo intuisse che sta per attraversare qualcosa di più alto del semplice paesaggio.
Il cammino comincia a salire, ma non chiede fretta. Intorno, l’aria si fa più chiara, più leggera. Il terreno cambia sotto i piedi, e ogni passo si stacca dalla pianura come da un vecchio pensiero. I pini iniziano a comparire, sparsi come antenne silenziose in ascolto del cielo.
Quando si raggiunge la Cruz de Ferro, non c’è una voce che dica cosa fare. Solo spazio. Solo vento. E quel mucchio di pietre, portate da mille mani, che parla senza parole. Lì non si lascia un peso: si riconosce che non serviva più portarlo. Non si prega, si respira. E il respiro basta.
Poi si riprende a camminare, ma qualcosa è cambiato. La strada si fa più ruvida, come se la terra stessa volesse metterti alla prova dopo l’altezza. Manjarín appare come un’eco sospesa nel tempo, un posto che sembra restare sveglio mentre tutto il resto dorme. Bandiere sfilacciate, un volto, forse un saluto. Poi di nuovo solo sentiero.
Riego de Ambros non arriva: appare. In un gioco d’ombra, tra curve e silenzi. Non ti accoglie, ti lascia entrare. Come un luogo che sa che hai già trovato quello che cercavi, e che ora ti basta solo un posto dove fermarti.
Anche solo per un momento. Anche solo per sentire il peso che non c’è più.
16 Giugno 2025: da San Martín Del Cammino a Murias de Rechivaldo
Lasciare San Martín del Camino all’alba è come aprire piano una porta interiore: nessun rumore, solo il chiarore incerto che sfiora i campi. La strada si snoda tra distese che ancora dormono, e il passo prende il suo tempo, come se il corpo sapesse che oggi non serve arrivare, ma attraversare.
Il paesaggio alterna grano e memoria, fili d’erba che si piegano al vento e pensieri che tornano, leggeri, come polvere sulla pelle. Astorga appare in lontananza come un miraggio solido: torri, pietra, storie. È un richiamo forte, ma non impaziente. Ci arrivi senza fretta, come si arriva alle cose vere.
Attraversi la città come si attraversa un sogno: acciottolati antichi, cattedrali che sembrano respirare, e voci basse che parlano un tempo che non è più il tuo. Poi di nuovo la campagna: più ruvida, più asciutta, più nuda.
Murias de Rechivaldo arriva come una nota bassa alla fine di una melodia: piccola, raccolta, silenziosa. Non è l’arrivo a cambiare qualcosa, ma tutto ciò che si è lasciato alle spalle senza più bisogno di trattenerlo.
15 Giugno 2025: da Da Leon a San Martin Del Camino
Lasciare León è come voltare una pagina scritta a mano: il brusio della città sfuma, mentre i passi trovano un nuovo ritmo sull’asfalto che lentamente cede al silenzio della meseta. Il sole, già alto, illumina il sentiero che si apre davanti senza pretese, ma pieno di promesse sottili.
È una tappa semplice, lineare, e proprio per questo ti invita a spostare l’attenzione. Camminando, comprendi che non tutto si muove al ritmo dei piedi. I pensieri fluiscono come nuvole leggere, e in quell’osservazione distaccata, tipica del Transurfing, lasci andare l'importanza e smetti di lottare contro la fatica. Non è fuga, è fiducia: nella strada, nel tempo, in te.
Attraversando Villadangos del Páramo, la mente tace. Il paesaggio sembra monotono, ma se lo guardi senza cercare, si apre: un campo dorato, un vento che ti accarezza, un vecchio che saluta da una soglia. Piccoli segni che, se non opponi resistenza, si fanno miracolo quotidiano.
Arrivare a San Martín del Camino non è un traguardo, ma un atto di presenza. Ti siedi, bevi acqua fresca, e senti che qualcosa è cambiato. Non fuori, ma dentro: una leggera disconnessione da ciò che non serve, un allineamento silenzioso con la corrente della vita.
14 Giugno 2025: da Calzadilla De La Cueza-Sahagun
Uscire da Calzadilla de la Cueza è come abbandonare un pensiero che ha fatto il suo corso: non con strappi o saluti, ma con la naturalezza di chi sa che è tempo di andare. Il sentiero riprende piatto, nudo, e si stende davanti come una promessa senza ornamenti. I campi si ripetono con ostinazione silenziosa, e tu li attraversi come si attraversa una meditazione: un passo alla volta, senza fretta e senza resistenza.
Il cielo si allarga sopra la Meseta con la stessa indifferenza amorevole di sempre. Ogni tanto un albero solitario rompe l’orizzonte, come un pensiero che resiste, ma subito torna il vuoto. Il tempo perde consistenza, si fa liquido. I chilometri scorrono lenti, uguali, eppure dentro qualcosa si muove. Non c’è stimolo, ma c’è trasformazione.
Sahagún non arriva: si rivela. Dopo tanto silenzio, il primo campanile sembra un segnale interiore più che un avvistamento. È come se il cammino avesse scavato abbastanza da far riaffiorare un senso, una direzione. Le pietre antiche della città non ti accolgono: ti riconoscono. E tu, in quel riconoscimento, capisci che non sei più lo stesso.
13 Giugno 2025: da Villalcázar de la Sirga a Calzadilla de la Cueza
Uscire da Villalcázar all’alba è come sciogliere un nodo silenzioso: lasci la pietra ferma del passato e ti incammini su una strada che si fa sempre più nuda, più essenziale. Il paesaggio si distende in una semplicità radicale, come se il mondo volesse offrirti una pausa da ogni stimolo.
I passi affondano nella ghiaia, il sole si alza lento, e la mente comincia a svuotarsi. Qui tutto è sospensione: lunghi tratti senza paesi, senza ombra, senza deviazioni. Solo te e la linea diritta davanti, come una linea della vita che hai scelto di seguire senza sapere dove porta.
Il silenzio diventa maestro, e impari ad ascoltare il passo che ritorna uguale, come un mantra. Le domande si sciolgono nel ritmo. Non hai bisogno di risposte.
Quando appare Calzadilla, incastonata nella solitudine dei campi, è come se emergesse da dentro di te. Nulla cambia fuori, ma qualcosa si è chiarito dentro.
12 Giugno 2025: da Boadilla del Camino a Villalcalzar De La Sirga
Camminare da Boadilla del Camino a Villalcázar de la Sirga è come attraversare una soglia: lasci alle spalle le onde dorate della Meseta e inizi a percepire un lento mutare, quasi impercettibile, nel respiro del paesaggio. Il mondo intorno non cambia davvero, ma cambia il modo in cui lo guardi.
Ti muovi lungo il Canal de Castilla, dove l’acqua scorre tranquilla come il flusso degli eventi quando smetti di resistere. Il sentiero si fa specchio del tuo stato interiore: lineare, silenzioso, essenziale. A Frómista, la chiesa di San Martín appare come un pensiero cristallizzato nella pietra, fuori dal tempo.
Riprendi a camminare e i campi si allungano come pensieri che non hai più bisogno di trattenere. La mente tace, il cuore ascolta. A Villalcázar de la Sirga arrivi senza fretta, accolto dalla solidità austera della sua chiesa-fortezza.
E intuisci che nulla ti ha realmente portato lì, se non una linea di vita che hai scelto di seguire.
11 Giugno 2025: Hontanas a Boadilla del Camino
La tappa da Hontanas a Boadilla del Camino è un viaggio attraverso la quiete più autentica della Meseta, dove il tempo sembra distendersi come i campi che ti circondano.
Parti all’alba, lasciando alle spalle il piccolo borgo che sorge quasi per incanto tra le colline, e ti inoltri in un mondo fatto di orizzonti larghi e silenzi pieni. Il paesaggio non cambia, ma ti cambia.
I passi si fanno regolari, meditativi, come un rosario laico che scandisce il ritmo dell’anima. Attraversi le rovine di San Antón, che appaiono all’improvviso come un sogno di pietra, e poi Castrojeriz, adagiata ai piedi del suo colle, ti accoglie come un miraggio. Superata la salita del Teso de Mostelares, ti affacci su una nuova vastità, e capisci che il cammino non è mai solo avanti: è anche e soprattutto dentro.
A Boadilla arrivi con meno certezze, forse, ma con più spazio – dentro di te – per accogliere l’essenziale.
10 Giugno 2025: da Burgos ad Hontanas
La tappa da Burgos a Hontanas segna un passaggio sottile ma potente: lasci alle spalle l’eco della città e ti immergi nella vastità silenziosa della Meseta.
Il paesaggio si fa essenziale, quasi spoglio, come se volesse liberarti da ogni distrazione. Cammini per ore sotto un cielo immenso, e qualcosa dentro di te si riallinea. I pensieri rallentano, il rumore interno si quieta. Non sei più spinto, ma guidato.
Non cerchi, ma permetti. In questo spazio sospeso, la realtà sembra aspettare la tua presenza per modellarsi
9 Giugno 2025: La Partenza!
Il 9 giugno finalmente partirò per il cammino di Santiago. Sono mesi che attendevo questo momento con trepidazione. In questa fase della mia vita, molte cose nuove mi attendono, e devo ammettere che non sono solo l'entusiasmo e l'energia a guidarmi, ma anche un profondo dolore con cui sto facendo i conti. Questo sarà un cammino speciale, un'esperienza che desidero vivere intensamente, portando con me tutto ciò di bello e di importante che posso, per continuare a lavorare su me stesso. La mia ricerca più grande è quella di trovare il potere più grande di tutti: la capacità di controllare le proprie emozioni.

Trekking Life
Il trekking è un'attività escursionistica che unisce il contatto profondo con la natura al movimento lento e consapevole. Non è solo camminare: è un'esperienza di scoperta, di ascolto del paesaggio e di riconnessione con sé stessi. Ogni sentiero diventa un viaggio interiore, dove il ritmo del passo si accorda a quello del respiro e della Terra.
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