Il caso Amicizia. Intervista a Gaspare De Lama
2 Maggio 2022 2023-07-26 20:14Il caso Amicizia. Intervista a Gaspare De Lama
Siamo in casa del Sig. Gaspare De Lama e dalla Sig.ra Prem; per chi non lo sapesse, il Sig. De Lama è stato protagonista dell’evento più sconvolgente in merito al contatto con gli alieni, il caso Amicizia, che ha avuto risonanza mondiale.
Luca: Sig. De Lama, può dirmi in che anno, e come, è iniziata la sua esperienza?
Gaspare: Io sono entrato in Amicizia nel 1960, quattro anni dopo l’inizio perché, come sa, tutto era iniziato nel 1956. A far parte di Amicizia, all’epoca, erano circa 20 persone e tra loro c’era anche il giornalista Ghibaudi, persona abbastanza nota e che teneva anche una rubrica televisiva.
W56 stava a significare, semplicemente, Viva il ’56.
A dire il vero, per quel che mi riguarda, è cominciata in maniera poco eclatante; notai sulla rivista “7° Giorno” un suo articolo sugli UFO (all’epoca non veniva chiamati così, ma dischi volanti), un articolo con tre foto, appunto, di dischi volanti di differenti forme e con un diametro tra i sei e i sette metri. I dischi si trovavano sulla spiaggia di Pescara, a 20 m. dal litorale.
Guardai le foto, lessi l’articolo e, in quanto pittore, osservai molto attentamente la luce. Anche all’epoca era possibile produrre falsi, mi soffermai quindi con particolare attenzione su determinati dettagli allo scopo di individuare eventuali falsi.
Le foto, però, mi convinsero, mi apparvero veritiere e, nonostante non rientri nelle mie abitudini, mi ritrovai a scrivere una lettera a Ghibaudi. Poche righe con le quali non solo manifestavo la mia convinzione in merito alla veridicità delle foto, ma mi complimentavo per l’articolo aggiungendo anche brevi miei commenti.
Un volta terminato, proprio perché un comportamento simile era per me insolito, fui tentato dal gettarla via ma, poi, decisi che l’avrei inviata.
Non avendo i contatti di Ghibaudi, inviai quelle poche righe alla redazione della rivista.
A distanza di un paio di giorni, ricevetti una telefonata da Ghibaudi in persona che mi comunicava che, tra tanti, ero stato scelto proprio io. Ghibaudi abitava nei pressi di Asti, mi propose di vederci per fare una chiacchierata; colsi l’occasione e lo invitai per quella stessa sera.
Era una persona elegante, simpatica, davvero molto spiritosa; trascorremmo una serata piacevole e garbata. In quegli anni io e la mia famiglia vivevamo a Milano, e quella sera con me c’erano mia moglie e mia madre.
Una settimana dopo quel primo incontro, in cui mantenne un atteggiamento piuttosto larvato, tornò a trovarci e tornò anche la settimana successiva.
Ad ogni visita, aggiungeva qualche informazione particolare; eravamo stupiti, ci domandavamo come potesse essere in possesso di certe informazioni, ma quando ponevamo una domanda la risposta era sempre evasiva.
Finché, alla terza visita, decise di raccontarci tutto e chiese a me, a mia moglie Prem e a mia madre, di entrare nel gruppo. Naturalmente, rispondemmo tutti affermativamente.
Ci dissero, in seguito, che fin dall’inizio eravamo stati “sotto osservazione” e che avevano cercato di capire, dalle nostre reazioni, se eravamo davvero le persone più adatte.
Per questioni familiari, nostro figlio era molto piccolo, mia moglie e mia madre decisero di restare a casa mentre io mi recai, da solo, a conoscere Bruno Sammaciccia che abitava proprio a 5 minuti di macchina da noi.
Bruno m’invitò ad acquistare una radiolina aggiungendo che, per motivi karmici, non potevo partecipare alle comunicazioni telepatiche.
L’indomani, acquistai un piccolo Gelosino e raggiunsi Sammaciccia che sistemò la radiolina sul tavolo. Si levò subito, dal Gelosino, una fiammata azzurrognola, immaginai si trattasse di un segnale che confermava la loro presenza, e da quel momento in poi la radiolina si accese e si spense sempre autonomamente.
Per la prima volta, sentii la voce di Sigir che mi salutò chiamandomi Gasparone (per Sigir fui sempre Gasparone, continuò a chiamarmi così) e mi disse: “Ricordati sempre che non siamo né perfetti né infallibili.”
L: Sig. De Lama quest’ultima rappresenta una delle affermazioni più famose legate all’esperienza straordinaria che ha vissuto; secondo la sua opinione, cosa voleva intendere con: “Noi non siamo perfetti.”
G: Dunque, la verità. Perché non sono né perfetti né infallibili; non c’è niente di perfetto.
Nel corso delle nostre ultime conversazioni, li abbiamo spesso sollecitati con domande in merito all’esistenza di Dio, a cos’è Dio, etc., e le risposte erano sempre poche.
Ci lasciavano al nostro libero arbitrio.
Ci hanno fatto, però, capire che Dio, per sua stessa volontà, è in continua evoluzione e che l’evoluzione è un orgasmo cosmico continuo e, allora, se Dio è in continua evoluzione significa che la perfezione non esiste e nemmeno esiste una verità finale.
Una ragione di più, quindi, per dirci che non siamo perfetti o infallibili, perché se non lo è Dio…
L: È un concetto straordinario sull’instabilità e la mutevolezza delle cose. Affermare la perfezione sarebbe come fare una fotografia a quella che è la vita, la dinamica della vita, l’evento vita e sarebbe davvero fuori luogo.
Prem: Posso dire una cosa? Pensavamo che gli extraterrestri fossero perfetti e infallibili data la loro evoluzione, ma loro dicendo così intendevano anche alleggerire le nostre aspettative e le nostre opinioni proprio perché anche queste sono in continua evoluzione.
L: Sig. De Lama per quanto riguarda quest’esperienza, che immagino le abbia cambiato la vita perché si tratta di un’esperienza totalizzante, sapeva che il caso Amicizia è famoso in tutto il mondo e che stato ritenuto il caso più circonstanziato in merito ai contatti alieni.
G: Quello che so è che il caso Amicizia aveva una particolarità: eravamo tanti. Io e mia moglie, entrambi pittori, e poi le altre mogli e mamme che erano, quasi tutte, casalinghe. Ma c’erano anche un magistrato, un ingegnere, un geometra, un architetto, un componente della Borsa Valori di Milano e un venditore di macchine agricole. Era una compagnia piuttosto eterogenea.
Il particolare, dicevo, è che eravamo in tanti e tutti affermavamo la stessa cosa.
Ho notato che i contattisti di oggi hanno approcci differenti dai nostri, si avvalgono di una tecnologia molto evoluta che, naturalmente, a noi mancava ed era anche questo a far sì che il nostro approccio fosse meno eclatante, più normale. Oggigiorno vediamo nei cieli apparecchi che hanno performance, in parte derivanti dalla loro tecnologia che avanza ad una velocità di molto superiore alla nostra, incredibili rispetto a quelle di quei tempi. Hanno possibilità tecnologiche che per noi sono fantascienza.
All’epoca, pensavamo che venissero da pianeti vicini e che la velocità della luce non fosse superabile, ma ci sono piccoli punti anche in merito alla nostra conoscenza, alla nostra fisica che da tempo ha ipotizzato che, da buco nero a buco nero, ci siano spazi temporali che permettono di viaggiare nello spazio ad una velocità superiore a quella della luce.
Più precisamente, eludendo la velocità della luce.
Spazio temporale. I nostri fisici e astrofisici attuali stanno studiando come ipotesi il viaggio temporale e, cioè, nel futuro e nel passato. Al giorno d’oggi accettiamo tutto, esseri che sono andati nel passato e nel futuro, ma allora non era possibile, quanto accadeva erano fatti più accettabili dalla nostra razionalità. Forse, anche questo è uno dei motivi per cui il caso Amicizia incontra maggiori favori perché non sbalestra, mentre la loro tecnologia attuale…
Se sapessimo come riescono ad arrivare fino a noi da Alpha Centauri, o dalle Pleiadi, per noi non sarebbe accettabile.
L: Usavano, quindi, un linguaggio comprensibile, più adatto a voi.
G: Ecco, sì, esattamente. Ora non c’è il problema del superamento della velocità della luce, si disintegrano in loco e si reintegrano qui per merito di coordinate. Lo fanno in un attimo. Questa va addirittura al di là di quella che definiamo fantascienza.
L: Si dice che loro diano molto spazio al nostro libero arbitrio, che ci lascino, cioè, fare molte cose nel pieno rispetto della nostra comprensione e capacità. In questo senso, hanno dato delle indicazioni o hanno mantenuto una comportamento neutro?
G: Hanno detto qualcosa, ma non ci hanno mai spinti. Anche relativamente alla reincarnazione. Personalmente, poi, ho avuto un’esperienza particolare proprio per quanto riguarda la reincarnazione, ma non credo che al momento possa interessarvi…
L: Ci interessa moltissimo, invece.
G: Bene, allora più tardi ve ne parlo. Tornando alla sua domanda, non ci hanno mai imposto concetti religiosi, né ci hanno mai detto qualcosa di particolare in merito al cattolicesimo o a Gesù o a Buddha. Non si sono mai schierati con una religione o con l’altra. Ci hanno sempre lasciati liberi, rispondevano sì alle nostre domande, ma quando riguardavano la religione i quesiti non erano molto graditi. A volte, ho avuto l’impressione, che rispondessero in una determinata maniera al fine di non condizionarci.
Quello che conta è come si percorre una strada.
Che che io sia buddista, avventista, cattolico o altro, quello che conta è se ho il coraggio di amare perché per amare non serve cultura, ci vuole coraggio. Ecco, se manca quel coraggio anche i testi più elevati perdono qualunque forma di significato e di utilità.
Per amare ci vuole coraggio. Gesù ha detto: “Amate il vostro prossimo come voi stessi”. Ma nessuno lo fa. Ci nutriamo male, pensiamo male, abbiamo una condotta di vita che non ha nulla di evolutivo.
Ci hanno detto: “L’amore inizia quando termina la logica.”
Io ancora non ci sono arrivato; provo a fare azioni etiche, che fanno parte dell’amore. Le faccio sforzandomi, ma non ho quel tipo di coraggio che dice: “Tu non ci sei più, ci sono solo gli altri.” Io non ci sono ancora arrivato, mentre loro sì. Loro c’erano già arrivati.
L: Si percepiva?
G: Sì.
L: Sig. De Lama, tornando a quanto ci ha detto sinora, i W56 si sono sempre mantenuti su un piano generico in merito all’esistenza di Dio, alle religione o alla reincarnazione; però, in un dato momento, qualcosa dev’essere sfuggito perché, come ci accennava poc’anzi, le è successo qualcosa. Vuole parlarcene?
G: Ecco, vede, io e mia moglie ci trovavamo in Oregon, presso l’Ashram di Osho perché, negli anni, siamo diventati discepoli di Osho. Un extraterrestre, prima che finisse quell’esperienza, e per per mezzo di una canalizzazione di una persona, ci disse: “Voi due, cercatevi un Maestro.”
Evidentemente avevamo bisogno di meditare o di applicare alcune tecniche, ma noi non amavamo molto l’idea di avere un Guru, così passarono anni prima che ci decidessimo a cercare un Maestro. Vede, avevamo anche imparato a disubbidire agli extraterrestri…
L: E se ne accorgevano?
G: Sì, certamente. Ma ci lasciavano liberi.
Eravamo in Oregon, dicevo, in questa cittadella, seduti sotto capannoni in attesa dell’arrivo di Osho. Proprio davanti a me, c’era la passerella sulla quale Osho soleva arrivare. C’erano molti sannyasin, indossavano tutti abiti molto colorati, una sorta di arcobaleno con molti colori del tramonto. Io che sono pittore, mi fermai ad osservare questa macchia di colore meravigliosa, la inquadrai e, nonostante non sia un astrattista, decisi che una volta rientrato a Milano l’avrei dipinto. Mi trovavo, quindi, nello stato del qui e ora. É questo il motivo che ho, poi, attribuito a quello che accadde subito dopo perché, di colpo, sparì tutto quello che si trovava davanti a me, sparirono i sannyasin, la cittadella, l’arrivo di Osho e, in un attimo, ero vestito da pirata. Uno del 500 o 600.
Non ero un pirata famoso, tipo Morgan, ma uno della ciurma. Non vedevo il vascello o gli altri pirati eppure quello che provavo era molto più che il vederli. Sapevo che sarei andato all’assalto di un vascello spagnolo, l’unico scopo della mia vita era andare all’assalto e andare a donne.
Chissà quante pance ho sbudellato! Ero così, non avevo nessuna forma di consapevolezza; nemmeno la più piccola.
Dopo circa due minuti, mi ritrovai di nuovo nella cittadella. All’arrivo di Osho meditammo tutti insieme e, poco dopo, consumammo il nostro pasto. Sa, nella cittadella si mangiava davvero molto bene.
Era una giornata piuttosto calda per cui, a differenza di quanto facevamo solitamente, decidemmo di restare all’aperto godendo l’ombra. Avevo già raccontato a mia moglie quanto mi era accaduto e lei, a differenza mia, comprese immediatamente che avevo rivissuto brandelli di una vecchia incarnazione. Così, ce ne stavamo seduti, all’ombra, su due poltroncine riflettendo su quanto mi era accaduto quando vediamo in lontananza un discepolo vestito di arancione venire verso di noi. Nel momento in cui il discepolo si trova a dieci metri da noi riusciamo a vederlo molto bene. Era alto circa due metri, molto bello, vestito da pirata: una bandana in testa, una fascia alla vita, orecchini ai lobi e il bavero della camicia rialzati, pantaloni rimborsé e stivaletti a metà polpaccio. Riccioli biondi che scendevano sino alle spalle, occhi e naso stupendi.
Guardandomi fissamente mi si avvicina mentre io continuavo ad osservarlo pensando che non l’avevo mai visto prima di quel momento. Sa, eravamo in 15.000 nella cittadella… Comunque, mi si avvicina (sembrava sospeso, come camminasse senza non toccare terra), mi appoggia un dito sulla punta del naso e dice, in italiano: “Tu, pirata.”
Rimango di stucco e siccome era vestito proprio da pirata gli rispondo: “No, tu pirata.”
E lui, di nuovo appoggiando un dito sulla punta del mio naso, ripete: “Noo, tu pirata.”
Parlava un italiano stentato, si capiva che non era italiano; vede, tra tutti i 15.000 sannyasin presenti in quel periodo nella cittadella gli italiani erano solo 79. Lo ricordo molto bene perché partimmo insieme per raggiungere l’Ashram di Osho.
Io e mia moglie, sbalorditi e confusi, restiamo per qualche momento come immobili e poi, io che ancora non avevo compreso nulla, dico a Prem: “Ma quel tipo dev’essere dotato di capacità paranormali incredibili! Come poteva sapere quanto mi è accaduto?”
Nel corso di quella giornata, di nuovo, meditiamo ed è al termine di quella meditazione che mia moglie mi dice: “Non si trattava di un paranormale, ma di un extraterrestre.”
L: Come ha intuito, Signora, che si trattasse di un extraterrestre?
P: Sì, fu un’intuizione, e avvenne nel corso della meditazione pomeridiana. Compresi solo allora che si era trattato di un extraterrestre. L’abbigliamento, l’altezza e altri elementi avrebbero dovuto farcelo comprendere immediatamente; eppure non lo comprendemmo.
G: Vede, quando si è terrestri, prima di accettare fatti del genere serve davvero molto tempo. É difficile da accettare.
P: Sì, è difficile.
G: Comunque, quell’episodio ha un seguito perché, qualche mese fa, è venuta a trovarci Jo Alberti, una sensitiva molto nota, oltre che una persona molto simpatica. Nel corso di quella visita affrontiamo con Jo vari argomenti e comprendo che si tratta di una sensitiva molto potente perché riporta fatti, episodi che risalgono all’infanzia mia, e di mia moglie, ai quali non abbiamo mai fatto alcun cenno.
Decido allora di raccontarle quell’episodio, le mostro i fogli con le calligrafie degli extraterrestri sui quali Jo posa le mani. Non riesco nemmeno a terminare il racconto che Jo mi dice: “Non era un paranormale, ma un extraterrestre.”
L: Straordinario, davvero.
Lei, Sig. De Lama, da come ne parla è tutt’ora un grande estimatore di Osho. Secondo lei, Osho era in parte extraterrestre?
G: A me non piace fantasticare, Osho era un terrestre. Come noi. I suoi genitori avevano un negozio di stoffe tra i migliori della loro città. Osho è sempre stato con i piedi per terra e non mai ha fatto alcun riferimento a eventuali appartenenze al mondo extraterrestre. La cosa, però, che differisce molto dagli altri guru è che lui ne parlò e non solo ne confermò l’esistenza, ma anche la loro presenza tra noi.
Ne parlò come di una cosa normale, senza accenti eclatanti.
Disse: “Chi ne sa di più viene ad insegnare a chi ne sa meno”
Disse anche che i Rosacroce, e tutti i primi gruppi di massoneria, nacquero con intenti e propositi benefici che poi, come molte delle cose degli uomini, lasciarono marcire.
Noi, vede, abbiamo deteriorato Amicizia…
L: Prima di affrontare quest’argomento, vorrei chiederle in merito alle foto dei W56 che sono disponibili anche sul web e che, mi sembra di ricordare, lei non ha mai confermato. In particolare, mi riferisco alla foto che mostra un personaggio sui 35 anni, piuttosto alto, con accanto un altro molto più basso. Foto che lei ha disconosciuto, mi pare.
G: É meglio dubitare che essere faciloni, meglio andarci piano. Soprattutto per onestà. Come posso affermare che quella foto sia vera se non so chi l’abbia scattata, se non mi comunica nulla preferisco non esprimermi. Potrebbe essere una foto qualunque. Anche in merito alle foto scattate nel recente, posso anche trovarle belle ma oggigiorno con il digitale è possibile fare di tutto. Io, sinceramente, non sono molto interessato ai documenti fotografici, preferisco le storie, i racconti di chi ha vissuto esperienze simili alle nostre e che mi lasciano molto di più.
P: I due personaggi, quello alto e quello più piccolo, sono parte del racconto che Bruno fece nel corso del nostro primo incontro. Noi non abbiamo mai visto quella foto.
G: Le foto, anche quelle autentiche, non fanno testo. Oramai si può fare tutto. Quello che, invece, fa testo, e che io aspetto e che spero possa verificarsi entro pochi anni, è la conferma della loro esistenza da parte di un organizzazione come, per esempio, l’Onu. Ci sono stati conferme da parte della Nasa e anche di alcuni astronauti, di generali e facenti parte del corpo d’armata che, però, ne hanno parlato solo dal momento in cui sono andati in pensione. Mai prima.
Probabilmente, per loro, parlarne prima della pensione non sarebbe stato possibile. Immagino che, diversamente, avrebbero corso il rischio di subire alcune conseguenze, magari meno piacevoli.
L: Secondo lei, esiste un motivo ben preciso sul perché non vogliano renderli noti?
G: Dunque, penso che i motivi siano innumerevoli. Probabilmente alcuni mi sfuggono in quanto sottili e di alta politica mentre i più grossolani sono alla portata di tutti.
Se si sapesse che esistono esseri buoni, intelligenti, avanzati tanto da essere in grado di curare il cancro con una semplice pastiglia, esseri in gradi di farci vivere meglio, beh i nostri governanti sarebbero finiti; non crede? A quel punto, vorremmo uno di loro al governo e per i governanti sarebbe davvero la fine.

L: Lo sa, Sig. De Lama, che secondo alcuni siamo proprio arrivati al momento in cui, quanto ha appena detto, sta per accadere?
G: Sì, perché quando il sistema è troppo allora comincia a scricchiolare. Si creano delle crepe. Non so per certo quando accadrà, ma penso sarà a breve.
So che Pinotti, persona molto competente, ha un gruppo composto da persone di peso proveniente da tutto il mondo e che il loro compito consiste nel riuscire a far parlare l’Onu della loro presenza. Perché, vede, loro lo sanno, ma manca l’ufficialità.
Ultimamente, un generale del corpo d’armata israeliano ha confermato, il giorno successivo al suo pensionamento, che Israele e gli Stati Uniti, da un po’ di tempo, sono in contatto con questi esseri con i quali collaborano su alcune cose. Non ha, però, specificato di quali cose si tratti.
Inoltre, c’è un’intervista di Trump, della durata di 38 secondi, che è andata in onda su uno dei suoi canali; in realtà si tratta del colloquio che intercorre tra lui e il figlio che gli chiede se non conosca il caso Roosvelt.
Trump risponde affermativamente aggiungendo che si tratta di un caso molto interessante. Continuano a parlarne fino a quando, di nuovo, il figlio chiede cosa sappia dei dischi voltanti e Trump risponde: “So parecchie cose, ma per ora non ne parlo.”
A distanza di alcuni giorni dalla messa in onda di quell’intervista, un senatore americano rivolgendosi a Trump non solo gliene ricorda il contenuto, ma lo invita a dire pubblicamente quanto conosce sui dischi volanti. Vede, una cosa che ho appreso negli ultimi giorni è che, negli Stati Uniti, esiste una legge che impone al presidente in carica di rispondere. Infatti, Trump, risponde al senatore e risponde dicendo che ne avrebbe parlato al termine di quel lasso di tempo.
Ma mancavano alcuni mesi allo scadere del suo mandato e quindi…
Comunque, l’importante è che queste cose Trump le ha dette.
L: Sig. De Lama, secondo lei Trump è un alieno?
G: No, non lo è. Ma potrebbe esserlo qualcuno del suo entourage.
L: Tipo il generale Flynn?
G: Non so se sia lui, ma potrebbe esserci qualcuno di loro all’interno del suo entourage. Mi è stato riportato da una persona di fiducia; naturalmente, in buona fede, potremmo essere in errore.
Quindi, ripeto, potrebbe essere qualcuno a lui vicino, ma non è un assunto. Potrebbe essere, ma lo dico tra molte virgolette…
Tutto consiste nel libero arbitrio che è una legge cosmica e che va rispettata. Millenni fa, le riporto quanto mi disse Sigir, loro aiutavano altri pianeti ad evolvere; così come fanno ora con la terra.
Lo facevano piano, piano, adattandosi e, soprattutto, nel rispetto del libero arbitrio.
Le ricordo, che loro stessi hanno affermato, come prima cosa, che non sono né perfetti né infallibili. Avevano a disposizione tecnologie in grado di indicare il grado di amore, il grado di progresso animico e evolutivo del pianeta stesso e dei suoi abitanti.
Forse fu a causa di un errore di valutazione o di un malfunzionamento dello strumento, ma sta di fatto che, raramente e senza volerlo, in alcune occasioni abbiano intaccato il libero arbitrio di un pianeta. E cosa è successo?
Che quel pianeta ha fatto un salto evolutivo immediato perché costretto, ma poi dovendo crescere autonomamente davanti a nuove difficoltà è crollato miseramente. La base era fittizia, irreale.
Vede, se non siamo noi a crearla con le nostre fatiche, la nostra intenzione e volontà, rischia di essere la nostra fine. É una legge.
Le racconto un episodio divertente, come ho accennato all’inizio, parlavo con Sigir per mezzo della radiolina e un giorno gli domandai: “Può capitare che un vostro pilota impazzisca e cominci a fare acrobazie a ridosso delle guglie del Duomo di Milano così da richiamare giornalisti, televisioni e fotografi?” Così, pensavo, la facciamo finita e risolviamo la questione.
Mi rispose che comprendeva la mia premura, ma che non sarebbe mai potuto accadere per due ragioni.
La prima era che la pazzia non faceva più parte delle loro malattie (che sono tutte psicosomatiche) e che, per venirmi incontro, pur ammettendo, disse, che un nostro pilota colto da improvvisa pazzia ordini al disco volante di far alcune acrobazie interverrebbe il comando superiore (UT) di controllo di tutti i movimenti dei governi della galassia che vieterebbe al disco di fare quelle determinate manovre. Poniamo il caso, dunque, che un pilota impazzito possa impartire quegli ordini devi considerare che il disco è tarato da una mente superiore, denominata UT, che fa sì che il disco non ubbidisca agli ordini del pilota.
Vede, come sono quasi infallibili?
L: Gli extraterrestri, quelli che lei ha conosciuto, sono immortali oppure anche loro subiscono la fluttuazione vita/morte?
G: Va considerato che esistono molte dimensioni anche tra loro e che più ci si evolve più si è longevi, anche se questa non è la definizione più adeguata. I W56 non sono immortali, sono esseri superiori dotati di una tecnologia superiore che consente loro il rinnovamento cellulare per mille e più anni, ma non all’infinito. Possono vivere fino a 3.000 anni e, i W56, vivevano circa 3.000 anni. Terminato quel ciclo avrebbero anche potuto prolungare per altri 3.000 anni, ma una volta compiute tutte quelle azioni che li avrebbero portati a fare un salto di qualità tale da incarnarsi in un mondo più evoluto, ancora più bello, che senso avrebbe avuto ritardare?
Quindi, una volta al termine, ognuno di loro non vedeva l’ora di andare e di lasciare il proprio posto ad altri, a coloro che entravano a far parte di quel livello.
I W56 praticano l’eutanasia, hanno stanze apposite dotate di poltrone e, al momento di lasciare il pianeta, si posizionano su quelle. Tutte avviene molto tranquillamente, un po’ come quando, al termine di questo nostro incontro, ci saluteremo con cordialità, ma molto tranquillamente.
L: Sig. De Lama, ha mai avuto l’impressione che potesse trattarsi di un imbroglio? Oppure ha avuto prove schiaccianti in merito alla loro appartenenza a mondi extraterrestri?
G: Il fatto che abbia visto i loro dischi che è qualcosa di materiale. Tutto può essere ma siccome sono sempre stati sinceri con noi, penso che ci abbiano detto la verità. Una verità comprensibile per la nostra dimensione. Ci hanno spiegato come mangiavano, un piccolo particolare tra i compiti che ci erano stati assegnati portavano, raramente, un furgone pieno di frutta che loro ritiravano. Vedevamo la frutta sul camioncino che, di colpo, non c’era più. La disintegravano. Da quella frutta prelevavano solo gli enzimi e le vitamine. Defecavano ogni 15 giorni e le loro feci erano come schiumetta, una poltiglia. Questi sono particolari che ci dissero a seguito di nostre precise domande. E questo mi fa pensare che non fossero Dei e che non ci dissero bugie.
É chiaro che i minerali facciano una certa fatica prima di divenire smeraldi, l’abbiamo fatto anche noi. Prima minerale, poi vegetale, poi animali, poi uomo e poi super uomo. Poi il semi divino fino ad arrivare al Divino per poi arrivare a Dio.
L: Quindi una delle prove consiste nella frutta che immediatamente spariva alla vostra vista; ci sono state anche altre prove in merito alla loro autenticità?
P: Il robot, l’automa. C’è stato l’automa. Anche quella è una prova.
G: Sì, costruivano robot; gli servivano quelle macchine.
Una volta ho avuto a che fare con un robot, per strada.
L: Era un robot umanoide?
G: Come noi, e se non fosse accaduto un determinato episodio l’avrei scambiato per un uomo.
Tale e quale a noi.
Ci sono vari tipi di robot, ad esempio nelle miniere mandano i robot non ci vanno loro.
Ma anche noi abbiamo oggi robot, pensi a quell’aggeggio che pulisce i pavimenti evitando i mobili. Non è un robot?
Vede, il fatto che avessero robot e che dovessero servirsi degli UFO mi fa pensare che non fossero divini. Il divino non ha necessità di mezzi per spostarsi; è energia pura.
Tornando alla sua domanda, anche le spiegazioni scientifiche che mi hanno dato mi confermano che non si trattasse di una truffa.
Tenga presente che erano alti tra i due metri e i due metri e mezzo e che pesavano 20 kg.
Il loro corpo era più diafano del nostro.
Avendo un anima meritevole di un certo stato di essere, avevano un corpo meno denso e che richiamava meno i desideri della materia, i desideri bassi; quelli di un animale per intenderci.
Quando un gorilla ha voglia di accoppiarsi se la femmina non lo desidera, la violenta.
Noi uomini, perlomeno, quando la compagna non se la sente, aspettiamo un momento migliore…
Avevano un corpo meno denso del nostro e con tutti i vantaggi che ne derivano e la loro vita era talmente colma di gioia che la definivano un orgasmo continuo.
Se noi terrestri provassimo quel medesimo stato di gioia ci ammaleremmo perché non siamo in grado di sopportare quelle vibrazioni di gioia. La nostra densità corporea non le sopporta.
L: A un certo punto, però, iniziarono tra voi i dissapori. Forse si abbassarono (è una mia supposizione) le vostre vibrazioni. Sta di fatto, che decisero di andare via.
Non avrebbero, invece, potuto fare qualcosa in merito a quei dissapori, alle vostre incomprensioni?
P: Ma si tratta ancora una volta di libero arbitrio. Ci lasciavano al nostro libero arbitrio.
L: Fu per questo, quindi, che non intervennero.
P: Certo.
G: Tutto è finito per colpa nostra, per colpa del gruppo. Ci avevano ripetuto, in molte occasioni, siate uniti, siate uniti. Siate uniti.
L’ego, l’invidia, rovinarono tutto. Avevamo creato questa Uredda che vuol dire amicizia, amore. Una loro parola. Poi, uno di noi andò a ricercarne il significato scoprendo che in sanscrito significa Luce. Per inciso, il sanscrito non è la lingua antica del pianeta terra ma della galassia.
Dicevano cose sulle vite alle quali ancora devono accedere che fanno parte di verità, tutte questioni che mi fanno pensare che sia stato tutto vero. Chiaramente non ci comunicarono altri principi perché non li avremmo compresi.
Ad esempio, la famiglia.
Loro non hanno il nostro medesimo concetto di famiglia: amano i propri figli con la stessa intensità con cui amano tutti i bambini; non fanno alcuna distinzione tra i figli generati da loro stessi da quelli degli altri.
Noi, invece, amiamo maggiormente i nostri figli, siamo pieni di aspettative magnifiche nei loro confronti e ci auguriamo per loro tutto il meglio, questo rappresenta ancora la partecipazione all’ego e non fa parte dell’amore.
Loro, amando le mogli degli altri, così come i figli degli altri, con lo stesso trasporto con cui amano le proprie compagne e la propria prole, sono in grado di provare un livello d’amore che noi ancora non abbiamo raggiunto. Dobbiamo ancora imparare ad amare.
Loro amano veramente e con la A maiuscola, vivono in comunità. Non esiste più la famiglia.
L: Hanno rapporti sessuali?
G: Per quanto ne so, noi terrestri possiamo procreare anche in provetta e allora figuriamoci se loro non possono…
Da quello che ho compreso, loro hanno capito che chi nasce artificialmente, pur ponendo le mani sulle provette per aumentarne le vibrazione, nasce con un impatto energetico minore rispetto a chi viene generato per merito di un contatto tra i corpi. E a questo si sono adeguati.
Comunque, sempre da quanto ho compreso, per loro il sesso è un gradino sotto. Le porto un esempio semplice, terra terra: “Se io fossi abituato a mangiare torte realizzate da un grandissimo chef e un bambino mi offrisse una caramella, fatta magari anche con coloranti artificiali, probabilmente, per accontentare il bambino, accetterei, ma non sarebbe certo la torta dello chef!”
Ecco, loro accettano il sesso, ma non lo vivono come una forma di massimo piacere.
Noi, invece, risentiamo dell’assenza di sesso…
L: Mi diceva che i W56 erano molto alti e molto leggeri; ha potuto constatare questa leggerezza o si tratta di un dato che le è stato riferito?
G: Mi è stato riferito, altrimenti avrei dovuto porli su una bilancia o prenderne in braccio uno… In tutto, ne ho visti tre ma in quel momento non ho certo pensato a prenderli in braccio per verificarne il peso. Sei nel qui e ora.
Come la prima volta che vidi un loro disco, su appuntamento. Non provai né gioia e né stupore. È come la meditazione che non è come la preghiera; la meditazione è un contatto tra te e te. Ed è stato proprio così, ero io e il disco. E basta. Fu solo quando rientrai a casa che mi commossi, solo dopo e nel parlarne.
Ma non siamo tutti uguali, alcuni del gruppo si sbracciavano e gridavano. Io invece rimasi fermo.
L: Sig. De Lama, nei suoi contatti con i W56 ha interloquito solo con uomini o anche con donne?
G: In realtà, non sono stati moltissimi i contatti e, comunque, sempre con uomini. Dunque, vediamo, è accaduto con Sigir, con Gallarate, con Pietro (tutti nomi che avevamo scelto noi per loro) e con l’austriaco, un terrestre che stava con loro. Così come Franco, che apparteneva al nostro gruppo e che stava con noi una volta al mese, ma per il resto restava con loro.
Oppure come Zimmermann che andò con loro definitivamente.
Anche Franco sarebbe dovuto restare con loro per sempre, ma accadde una tragedia e da quel momento cambiò tutto.
L: Quindi lei ha visto solo uomini o anche donne?
G: So che c’erano anche donne, ma non le vidi mai. Le razze erano quattro. Io ho parlato solo con i W56. Una volta ho parlato con Seyù, che apparteneva alla razza di statura molto piccola.
Poi c’erano quelli blu, intendo dire con un riflesso della pelle leggermente blu, non che fossero proprio blu.
C’era poi il popolo delle stelle e poi i giganti, alti quattro metri.
P: I giganti non venivano fuori, non li vedemmo mai. Solo una volta Emilio ci disse di averne visto uno sdraiato su una collina, disse che era lunghissimo e che aveva agitato un braccio per salutarlo. Secondo Emilio era lungo sei metri, ma magari ha esagerato ed erano quattro metri.
L: Sig. De Lama, Lei sa di vivere in un paradiso, vero?
G: Sì, sono stato fortunato.
L: Molto fortunato e io ne sono molto contento per lei. Le faccio un’ultima domanda, non voglio approfittare oltre della sua ospitalità.
Sappiamo che c’era un’altra razza aliena, i CTR, che erano in conflitto con i W56. Da cosa scaturiva quel contenzioso?
G: Questa, sinora, è la domanda più profonda perché spiega i motivi della loro presenza. Non si trattava di un conflitto armato, la guerra loro l’avevano bandita da tempo…
Il conflitto si svolgeva su piani energetici, mi risulta difficile spiegarlo.
Un conflitto di energie, di politica perché c’è anche una politica galattica di cui non sappiamo niente.
Più che bene e male, io direi positivo e negativo. Son due cose diverse. Il negativo serve.
Pietra, animale, vegetale, uomo, super uomo etc.. Si tratta di un processo evolutivo attraverso il quale, a un certo momento, un essere trascende il male.
Osho, Gesù, Buddha hanno trasceso il male e quando accade ci si illumina, si diventa (come qualità) esseri divini. E cosa significa trascendere il male? Che è impensabile.
Il male e il bene sono due energie e una compendia l’altra. Senza l’una, l’altra non esisterebbe.
Senza il male, il bene non sarebbe niente, non sarebbe riscontrabile, sarebbe una cosa comune. Nessuno ci farebbe caso.
Prendiamo la parabola cattolica, nella Bibbia ci sono molte cose che non tornano perché è stata scritta dagli uomini con tutti gli errori che essere uomini comporta.
Nella parabola cattolica, Dio fa 12 Arcangeli e dà loro il libero arbitrio allo scopo di essere amato da loro liberamente. Questo, in parole povere, dice la parabola.
Lucifero, che significa portatore di luce, è tra loro e una volta ottenuto il libero arbitrio, si ribella e dice a Dio che non vuole amarlo. A quel punto, Lucifero diventa il male, il diavolo.
Ma anche un ragazzino arriverebbe a comprenderne l’incongruità? Dio è onnisciente, sapeva benissimo che un Lucifero si sarebbe ribellato! Voleva che ci fosse!
Dio è onnipotente, ma permette il male. Se una bambina viene presa da un pedofilo, se non interveniamo noi, Dio lascia che accada. È un concetto duro da esprimere.
Probabilmente, il karma di quella bambina l’ha portata a quello. Il karma, la reincarnazione, loro spiegano tutto. In caso contrario, sarebbe un Dio incomprensibile.
L: Quindi, anche nella dimensione aliena esistono ancora principi riconducibili alla dualità.
G: Ecco, sì. A un certo punto, come avranno trasceso il male trascenderanno anche il bene. A certi livelli evolutivi non dicono più: “Com’è bello il bene!” Piuttosto che: ” Com’è brutto il male.“
Noi lo diciamo perché dobbiamo essere ancora attratti dal bene e orripilare il male.
Ma ad altri livelli diranno: “Com’è necessario il bene e com’è necessario il male.”
Si diventa Dio con il bene e con il male.
L: Grazie, grazie di cuore. Molte persone non conoscono la sua età, io sono rimasto basito. Vuole dirci qual è la sua età?
G: 24 anni
L: (ridendo) Ah, una vita molto intensa!
G: (sorridendo) No, ho detto una bugia; l’unica di questa intervista. Ne ho 99.
L: Incredibile. Non mi permetto di chiedere l’età della Signora…
P: No, no se vuole gliela dico. Ho 90 anni.
L: Quindi, 90 anni la Signora e 99 il Sig. De Lama e un grado di lucidità invidiabile. Molto più che tanti ventenni.
G: (ridendo) Speriamo duri. Vado a giorni, anzi a ore.
L: Sì, ma questa è una condizione che ci riguarda un po’ tutti…
Sig. De Lama è arrivato il momento di salutarci. Vorrei ora coinvolgere anche le persone che sono qui con noi e che mi hanno supportato. Vera e Anna, e, se posso, anche la ragazza che vive qui con voi.
G: Elvina, sì. Lei è un’amica. La vera amica che sta con noi e ci aiuta in tutto e per tutto. È un Angelo caduto dal Cielo.
L: (scherzando) Sig. De Lama non è che si tratta di un aliena?
G: (ridendo) No, no, non è possibile. Ha difetti che gli alieni non hanno più. Come tutti noi, proprio come tutti noi
L: Grazie Sig. De Lama, grazie Signora Prem e grazie a tutti per averci seguito.
