IL DOMINIO DEGLI ARCONTI – Dario Morandi
19 Maggio 2023 2023-05-19 12:00IL DOMINIO DEGLI ARCONTI – Dario Morandi
L’esigenza di raccontare una storia
Non sono mai stato uno studente modello, anzi, i miei voti lasciavano molto a desiderare e il mio curriculum scolastico “vanta” svariate bocciature (ben 4) a partire dalla 1a media, che ho ripetuto due volte.
Il problema tuttavia non era la mancanza di curiosità o la mancanza della voglia d’imparare quanto invece la totale assenza nel metodo di apprendimento scolastico, dell’elemento gioco; insomma, studiare a scuola non era affatto divertente.
Io ho sempre visto i cuccioli di molti animali, imparare la vita attraverso il gioco: i cuccioli di leopardo (solo per fare un esempio) giocano alla lotta e a farsi le imboscate, e da quelle nozioni all’inizio solo divertenti, un giorno potranno determinare la loro capacità di sopravvivenza nell’affrontare la dura legge della savana.
La scuola di oggi – che esiste così come la conosciamo solo da poche decine d’anni – non è per niente divertente, è solo nozionistica ed è un fatto noto che quando si registrano a memoria delle nozioni finalizzate esclusivamente al bel voto, in realtà quelle stesse informazioni evaporeranno come neve al sole, non appena l’esame o l’interogazione saranno stati superati.
Ma per l’appunto quello non è imparare, quello è ripetere a pappagallo. Ecco perché nel processo di acquisizione di conoscenze nuove o di nuove consapevolezze, per me non si può trascendere dall’elemento “gioco”. Ed ecco perché, pur amando i saggi, ho scelto di trasmettere le mie idee e le mie conoscenze sul mondo e sulla realtà (la nostra e quella ultra terrena) sotto forma di romanzo.
D’altra parte mi hanno preceduto già illustrissimi esempi come il “Pinocchio” di Carlo Collodi (occhio pineale), “La fattoria degli animali” e “1984” di George Orwell, “Il mondo nuovo” di Haldous Huxley, “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury… e tanti altri.
Ho sempre pensato che attraverso l’intrattenimento si potessero trasmettere verità e informazioni importanti e oltre la letteratura, oggi abbiamo anche il cinema (la c.d. “Settima arte”) che spesso ci da conferma di questa volontà… basti pensare a opere come “The Matrix”, “Avatar” o “Truman Show”.
Ed è così che è cominciata la mia avventura letteraria; inizialmente avevo in mente un saggio per trasferire agli altri le mie conoscenze o la mia visione del mondo. Volevo scrivere qualcosa che racchiudesse tutte le mie idee, così da poterle consegnare come un libretto delle istruzioni a tutte quelle persone che intorno a me sembravano non accorgersi di cose che a me apparivano scontate ed evidenti. Tuttavia mi fu presto chiaro che nessuno di loro avrebbe mai letto qualcosa del genere (soprattutto se ad averlo scritto ero stato io, la pecora nera della famiglia o quello strano della compagnia di amici) e quindi sembrava che non ci fosse una via d’uscita.
Poi, come per magia, una mattina ebbi l’intuizione; avrei celato le mie conoscenze in una storia di fantasia, e dallo scoccare di quella iniziale flebile scintilla, è partito tutto. L’idea – forse un po’ ingenua da parte mia – era che se avessi dato alle persone una storia divertente e leggera con cui intrattenersi una manciata di minuti ogni sera prima di andare a dormire (come la medicina nascosta nello zucchero), gli avrei anche trasmesso tutti quei contenuti che per me erano tanto importanti.
Con i parenti non ha funzionato e per loro sarò sempre la pecora nera, ma in parte il mio obiettivo l’ho raggiunto e dopo tanti anni di lavoro e impegno, questo nuovo romanzo mi sta dando ragione e restituendo grossissime soddisfazioni.
Anche “Il dominio degli Arconti” quindi, si può leggere su più livelli; a un primo livello può benissimo essere letto come un buon libro di intrattenimento e per chi vorrà iniziare da qui, ci troverà dentro tutti gli elementi che devono far parte di una buona storia: azione, suspance, sorpresa e colpi di scena. Però a un livello più profondo vi si potranno trovare anche delle informazioni
importanti per la nostra coscienza e per la nostra consapevolezza… e quelle in ogni caso arrivano; come i messaggi subliminali di certe pubblicità, ma buoni e utili in questo caso. E poi c’è l’ultimo livello, quello che ci può permettere di affrontare la cosa che più di tutte ci spaventa nella vita… e cioè la morte.
E questo è un fatto curioso, perché tra tutte le esperienze che l’essere umano può fare, la morte è l’unica che volenti o nolenti riguarda tutti. Non si può sfuggire alla morte (anche se certi poteri oggi ci stanno provando attraverso il transumanesimo… ma questa è un’altra storia che lascio raccontare volentieri ad altri autori) e chi prima e chi poi, tutti saremo chiamati a confrontarci con questo mistero.
La base di partenza per questo romanzo è stata una domanda (ogni storia parte da una domanda in cerca di una o più risposte e solitamente è: “Cosa succederebbe se… ?”) che mio malgrado mi sono trovato a farmi più volte negli ultimi anni, cioè da quando ho dovuto dire addio a molti miei cari, scomparsi prematuramente a causa di svariate malattie.
Mi sono detto, “Ok, la morte spaventa e la perdita dei propri cari fa soffrire, ma cosa succederebbe se potessimo continuare a parlarci?”
In effetti a pensarci bene, non è la morte in sé a essere spaventosa ma è l’idea della separazione che sta alla base della morte a farci tanto paura. Faccio un esempio personale; ovviamente le persone a me più vicine, pur essendo felici per me riguardo alla mia decisione di trasferirmi all’estero, un po’ sono dispiaciute del fatto che non ci si possa vedere con la stessa frequenza di quando vivevo in Italia, ma questo dispiacere è mitigato dal fatto che con i mezzi oggi a nostra disposizione, è sempre possibile sentirsi tutte le volte che si vuole e persino vedersi in video. Certo, non ci si può vedere di persona e abbracciare, ma è un sacrificio ancora accettabile quando si sa che una persona a cui vogliamo bene è andata a vivere in un posto che gli piace.
E quindi ecco la domanda, anzi, le domande: e se i nostri cari fossero andati a vivere in un posto più bello? Sarebbe ancora così dolorosa la loro partenza se noi potessimo ancora sentirli e magari fargli una telefonata? “Ovviamente no”, sarebbe la risposta… e tutto è iniziato da qui. Se avessimo un cellulare speciale con cui poter parlare di quando in quando con i nostri cari, anche da lontano, e farci raccontare quello che succede, la morte non ci farebbe più paura.
Però non si può fare e forse ci sono dei motivi e delle regole per cui questo collegamento non ci è possibile. Forse ci sono altre forze in gioco. Forse noi non dobbiamo sapere o ricordarci certe cose perché altrimenti non saremmo così spaventati e mansueti… quel tanto che basta per accettare come ineluttabile una vita che sembra capitarci per caso: c’è chi nasce ricco e chi nasce povero; c’è chi nasce sano e chi nasce malato; c’è chi nasce circondato dall’amore e chi nasce circondato dall’assenza di amore. Insomma, sembra proprio che questo misterioso libero arbitrio sia una chimera e che sul nostro destino ci possiamo fare veramente ben poco.
Ma è davvero così? Chi sono queste forze extra dimensionali che agiscono sulle scelte e sulle vite degli uomini? Chi ha davvero il potere sulla nostra vita, noi o loro? Le domande sono tante e forse non troveremo mai una risposta, ma se in questo percorso di apprendimento e di auto-coscienza, imparassimo finalmente quello che ci serve per essere felici, sarebbe già un grande risultato.
Ci sono regole anche nella morte e a queste regole non si può sfuggire, ma la strada non è facile e il controllo di queste entità – il dominio degli Arconti, appunto – non è né totale, né ineluttabile… ma tutto parte dalla nostra consapevolezza. Sulla porta del tempio di Apollo a Delfi, l’iscrizione “Uomo conosci te stesso”, ci invita proprio a questo.
“Il dominio degli Arconti” narra la storia e la strada di consapevolezza vissuta e percorsa da certe persone che gioco forza si trovano a dover imparare l’accettazione della morte, fino a capire i motivi per cui non ha senso averne paura. Ci riusciranno? Questo lo scopriremo solo all’ultima pagina, ma di sicuro, se noi decideremo di compiere questo viaggio iniziatico iniseme a loro, qualcosa ci porteremo a casa… per esempio a non temere più l’illusione della morte. E non è poco.
Di Dario Morandi
Luca Nali
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