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L’inganno della sicurezza

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Luca Nali

L’inganno della sicurezza

Nel nostro scenario politico è apparsa una nuova figura, Mario Draghi.
Si tratta di una persona stupenda, meravigliosa, che trasmette una tale vibrazione di cuore da riempire completamente l’anima. Si narra, tra l’altro, che un giorno vedendo una signora che, per strada, era stata colta da malore Draghi si sia precipitato a soccorrerla e che, con la sola imposizione delle mani, l’abbia riportata prontamente in salute. Non appena accertate le buone condizioni della signora, Mario Draghi l’ha abbracciata salutandola con vivo trasporto. 

No, in realtà non è così, vi sto prendendo in giro. Non è affatto una bella persona, anzi è molto peggio.
Peggio della presidentessa che sconsiglio e che, ora, immagino lavori in un qualche locale nei panni di un’improbabile ballerina. Sappiamo tutti che si trattava di un pupazzo manovrato da altri; anche se, in qualche occasione, può aver inserito qualcosa di suo.
Vittima della sua stessa vanagloria, nelle ultime apparizioni appariva sempre più distrutto, incapace forse di reggere, fino all’ultimo, quel ruolo che, con il suo cinismo, il suo ego e la sua ambizione, ha contribuito a renderlo spietato.
Ciò nonostante, la presidentessa non è in grado di raggiungere le punte di crudeltà che ritroviamo in Mario Draghi. Sapete che esiste già un suo clone? Si è reso necessario; gli era stato, infatti, richiesto di sorridere più spesso e in modo più convincente, ma lui che ha davvero difficoltà a sorridere si è sforzato talmente tanto da procurarsi la frattura della mascella. Comunque anche il clone che, gioco forza dev’essere realizzato a sua immagine e somiglianza, più che un caloroso sorriso sembra esprimere una smorfia immobile e un po’ inquietante.
È una persona spietata ed è l’ultimo baluardo messo in campo da loro; conoscete il proverbio che recita: “Il momento più buio della notte è un attimo prima dell’alba.
Ecco, questo è il nostro momento più buio.
Sappiamo che quest’individuo è all’apice della loro programmazione nefasta, ma sappiamo anche che se hanno messo in campo la cavalleria pesante significa che sono “alla frutta”, che non hanno più molte possibilità.
Fatta questa premessa, continuiamo a restare tranquilli e portiamo, prevalentemente, la nostra attenzione sulle cose potenti della nostra vita che rappresentano l’unico sistema per impedire loro di costituire un’ingerenza nelle nostre vite.
Non mi stancherò mai di ripetere che se restiamo all’interno della fascia determinata da loro, quella che ha due apici ben definiti (in uno c’è la sensazione d’isolamento e di vergogna mentre nell’altro quella della paura), ci ritroveremo a vivere, e a subire, in condizioni psicologiche deleterie.
Quelle che si riproducono nel momento in cui diamo molta importanza a quanto gli altri pensano di noi, oppure quelle che si verificano quando abbiamo paura; in entrambi i casi, siamo all’interno del gap nel quale hanno un’egemonia totale su di noi.
Se invece ce ne freghiamo e non ci consideriamo all’interno di qualcosa che è occupato dalla maggioranza delle persone e smettiamo di avere paura non possono carpirci, né possono percepirci.
Non date importanza a quanto pensano gli altri, soprattutto se a pensarlo sono ominidi palmati puri. Io scherzo su questa definizione, ma proprio ieri parlando con una persona ho compreso, profondamente, che dentro di loro non c’è niente.
Sono persone automatiche, dentro non ci sono, tolta quel po’ di facciata non c’è proprio nulla; vivetele come delle ombre, soprattutto se hanno rimostranze nei vostri confronti.
Per quanto riguarda la paura, sappiate che è la paura stessa a terrorizzarci, ma se siamo tranquilli e lasciamo andare qualunque cosa questa cessa, istantaneamente, di avere potere su di noi.
Da lì in poi, si comincia a vivere una condizione pazzesca, di rilascio totale.
Buddha diceva: “Quello che rende difficile il cambiamento è la resistenza al cambiamento.”
Il mondo è dinamico e se io mi oppongo, se resisto, perché voglio mantenere la medesima forma andrò in sofferenza, ma se mi affido, se mantengo un atteggiamento tranquillo, comincerò ad essere cullato e protetto dal mondo stesso.
La Matrix ci dice quanto sia importante avere delle sicurezze, dice: “Sposati! Perché in due tutto si fa meglio...” In due si pagano meglio le bollette, aggiungo io.
Una persona si sposa per avere la sicurezza di non essere solo, per avere la sicurezza di pagare meno oneri (spese e bollette) che gli consentiranno, poi, di vivere più tranquillamente e si ritrova, comunque, a dover rispondere a quelli che sono gli impegni quotidiani.
Non sentite quanta tristezza c’è in questo progetto?
Lo stesso accade con le pensioni; la persona insiste, insiste e insiste.
Una sorta di gratta e vinci, una garanzia che oramai non abbiamo nemmeno più.
Domanda: Che lavoro fai?
Risposta: Lavoro in un call center.
D: Ah, allora parli con le persone!
R: No, sto davanti ad un sintonizzatore e parlo con persone sconosciute che spesso mi insultano; posso andare al bagno, ma non posso assentarmi a lungo perché devo tornare il prima possibile alla mia postazione. Ho una pausa, anche se è un po’ centellinata, poi ho un orario d’ingresso e uno d’uscita e se non raggiungo i risultati previsti non guadagno abbastanza.
Chi ascolta si domanda, tra sé e sé, per quale motivo questa persona, piuttosto che vivere una condizione simile, non preferisca spararsi. E allora glielo chiede.
D: Perché non ti spari?
R: Non mi sparo perché a 97 anni andrò in pensione e potrò, finalmente, smettere di lavorare.
D: Ma tu, per quella sicurezza, stai rinunciando a vivere tutti questi anni??!! Cosa ci fai davanti a un computer con gente che ti maltratta, con una macchina che ti dice quando pisciare, mangiare o andare a casa? Hai ammazzato qualcuno? Perché se l’hai ammazzato la condanna è più che giusta, ma se lo fai per la sicurezza di prendere una pensione…
R: No, sono innocente. Non ho ammazzato nessuno.
Capite come funziona? Questo è solo un esempio, ma potrei farne moltissimi altri; persone che arrivano a fare di tutto nella speranza di ottenere sicurezza.
Quando una persona si risveglia a questo inganno, inizia a dire: “Sapete cosa c’è? Io voglio vivere senza sicurezza, senza garanzie.
Chi mi conosce, sa che io non anelo minimamente alla pensione.
Io non la voglio perché credo che la mia impostazione mentale sia tale per cui io non avrò bisogno di un ausilio e farò, per tutta la vita, quello che voglio fare e che non è, necessariamente, quanto faccio ora. E lo farò talmente volentieri, perché sarà per me un elemento di sviluppo, che continuerò a farlo fino a 90 anni, a 110 anni o fino a 60 anni se sarò quello il momento, sicuramente non dal letto di un ospedale, in cui dovrò salutare il pianeta.
E quando, a un certo momento, mi verrà un colpettino me ne andrò da questo mondo per andare nell’altro dal quale, comunque, continuerò a rompervi i coglioni perché questo, oramai, è assodato.
Questo è il progetto della mia vita e non, certamente, quello di resistere in un contesto lavorativo efferato che mi consente, a malapena, di sopravvivere per arrivare ad avere, forse e in un lontano domani, una minima forma di sostentamento garantito. Una somma talmente contenuta che non mi permetterà di fare quanto, realmente, vorrò fare anche perché ci arriverò malconcio avendo già sacrificato tutta la mia vita.
Come mai c’è l’inganno delle sicurezza? È una matrice sintetica che si è sostituita a quelle che sono le possibilità che ti offre il mondo. Il mondo, in realtà, ti può dare tutto.
Ieri, ho parlato con una persona che mi ha detto: “Sai che non sto programmando più il mio lavoro? Vivo così, in questa maniera, e quando ho bisogno di qualcosa mi arriva sempre quel lavorettino da fare, pagato piuttosto bene, quella situazione che mi consente di gestire tutto. Soprattutto vivo, vivo la mia vita e riesco a farlo serenamente.
Non è una linea che suggerisco perché per vivere in quel modo è necessaria una certa predisposizione d’animo; una persona come questa ha consapevolizzato che è qui per vivere, per fare un’esperienza su questo pianeta. Ha compreso che tutto quello che abbiamo, anche la nostra reputazione, è qualcosa che cambia, che finisce e poi non ci sarà più; è qualcosa di aleatorio.
Se sono consapevole che, in questo contesto esperienziale, posso mutare la mia energia comprendo anche che si tratta di un gioco; il gioco, per antonomasia, non produce effetti mentre questo gioco non solo mantiene la medesima consistenza ma ne produce.
Alla fine, tutti i giochini che abbiamo usato finiscono dentro una scatola e non si vedono più.
Se continuiamo a riferirci alla Matrix, che c’inganna con la questione sicurezza, cercheremo sempre di arginare la nostra situazione, ma se smettiamo di stare al loro gioco e, passando al nostro, ci affidiamo all’universo dichiarando a viva voce: “Mondo! Come sei bello! Lo che sei perdutamente innamorato di me e allora andiamo a vedere quali regali mi hai riservato oggi.”
Se vivi in questa maniera cominciano ad arrivare ausili.
Questa situazione dev’essere considerata in maniera seria da parte di ogni persona perché, come ho detto poc’anzi, si tratta di aver già acquisito una certa predisposizione mentale.
Uno degli incontri più belli della mia vita è stato con Luca, un ragazzo fruttariano di ottima famiglia, che, a un certo punto, ha deciso di fare il barbone. Luca mi ha raccontato che per prima cosa ha eliminato la cravatta e poi, eliminata la Mercedes, ha cominciato a muoversi solo a piedi.
In un secondo momento ha comunicato ai genitori che aveva deciso senza sapere ancora come, se non con uno zaino e una bottiglia d’acqua, di andare in giro per il mondo.
Quando gli ho chiesto come, concretamente, fosse riuscito a portare avanti quell’esperienza mi ha risposto che incontrava sempre persone disposte ad aiutarlo e che, in più di un occasione, alcune persone sono arrivate a lasciargli le chiavi di casa affinché potesse dormire comodamente e al sicuro.
Ad un certo punto del suo girovagare, si unisce a lui un ragazzo russo e fruttariano come lui.
In Sud Africa, i due ragazzi decidono di coltivare la papaya per offrire, del tutto gratuitamente, cibo a quanti si trovano in difficoltà; quest’iniziativa, però, suscita le ira dei commercianti di papaya che vedono nell’iniziativa una minaccia per i loro guadagni.
Interviene la polizia, vengono sequestrati i beni e arrestati entrambi.
In galera, però, finisce per primo l’amico russo.
Le carceri non sono mai luoghi confortevoli e posso, dunque, solo immaginare quanto la vita all’interno di una prigione africana sia intensa. A quest’ultima considerazione va aggiunta la questione legata alle cauzioni che sono, fondamentalmente, un business e che rappresentano, per loro conto, già un ottima motivazione per procedere ad un arresto.
Luca si reca, quindi, in prigione per fare visita all’amico trovandolo in ottima forma.
Come stai?” gli chiede. “Benissimo!!” risponde l’altro. “Davvero? E come mai?” L’altro, con grande entusiasmo, risponde: “Ah qui è fantastico, lo sai che ti fanno fare il digiuno gratuitamente??
Ad oggi, è la frase più ottimistica che io abbia mai sentito.
Quel ragazzo era felice perché riusciva a digiunare gratis, era talmente libero, talmente svincolato dai parametri del sistema da sentirsi, addirittura, davvero contento della condizione che stava vivendo. Il digiuno rappresentava una punizione, ma per lui era un piacere.
Capite che per annientare una persona del genere l’unica possibilità è sparargli?
Persone come questi due ragazzi non le annienti, sono talmente slegati dai criteri cui siamo assuefatti che non esiste altra possibilità che sopprimerli fisicamente.
Il mio non è, naturalmente, un invito al randagismo; il passaggio non potrà mai essere repentino, non potrà essere di punto in bianco: “Ora, mollo tutto e vado a vivere al parco perché sarà la vita a provvedere a me.
Va prima compreso, profondamente, che la vita che viviamo non ha sicurezze e che è necessario rivolgersi a ben altra sorgente perché la Matrix, ogni volta che ti dà qualcosa si aspetta, in cambio, che ti prostituisca.
Il mondo, invece, quando ti fidi e crei un vincolo, ti offre tutto e lo fa con la sola intenzione di proteggerti e rinvigorirti.

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